Com’è tornare a Roma, com’è.
Respirare il sole e le atmosfere chiuse del passato. Sentirsi ripresa dentro qualcosa di estinto.
Raccontata dietro i passi vecchi, delle cartelle pesanti, dei profumi abbondanti, delle chiacchiere inutili e tutti trucchi e risate.
Pensare a Roma, asfisiante, che ruba i pensieri a un’età confusa, tragica, ricca di finta allegria.
Roma ti prende l’anima se eri dei suoi e l’hai tradita. Ti riporta a sé. Ti dice perché mi hai abbandonata? Ora non puoi più rivivere in me. Accontentati di provare questo battito confuso nel cuore, di respirare i miei odori invadenti che un tempo ti soffocavano senza consapevolezza.
Rimani, se vuoi, di passaggio, ma non ti redimerai. Resterai qui, a perderti, illusa, nel miraggio, nei fumi odorosi di un passato che non sei riuscita a modificare.
I pomeriggi, chiusi nei primi MacDonald, invenzioni formidabili quando non ti curavi di conoscere le insidie del mondo globalizzato.
Quando capitalismo era parola incosciente, a piazza Navona pensavi solo all’America e al Giappone e tutti gli altri non contavano; non esistevano né curdi né africani.
Il mondo era li’, in quell’inconsistenza fatta di parole esagerate, dimostrazione di forza, bullismo. Il mondo era il tuo quartiere di nascita e non ce n’erano altri.
Peccato.
Mi hai scoperto solo dopo tanto, troppo tempo e quando è venuto il momento di starmi vicina, ti sei allontanata, sei fuggita via. Svanita come i tuoi ricordi alterati.
Non è colpa mia se ti ho fatto soffrire, se ti ho perso di vista nelle notti insonni quando mi recavi visita senza annunciarti e nei vicoli del centro, persino a Trastevere, ti sei persa per strada.
Non c’entro nulla io, con la tua pazzia, con la tua trasgressione. Cosa potevo fare quando ti avventuravi incauta, ti avvicinavi a me senza conoscermi? Se ti ho lasciata, male di testa, non è colpa mia!
Ora mi vuoi stringere, vorresti avvighiarti a me, tenermi vicina, abitarmi. NO. Io ti respingo. Ti tento, ti illudo, ma non mi concedo.
Chi ti credi di essere, tu, minuscola, inadeguta creatura? Qui regno io e tu non mi appartieni.
Io sono Roma, eterna come la giovinezza delle immortali. Io ti catturo, ti tengo dentro, poi ti vomito, rimanendo vergine, incorrotta.