La rabbia contro noi stessi
A Genova 10 anni fa, non so ancora bene perché, non sono potuta andare.
Ieri invece a Roma c’ero. E adesso devo ritrovare la forza e la voglia di esserci ancora. Forse lo farò emigrando, partecipando in altri paesi a manifestazioni contro il potere. Voglio imparare da altri, voglio, per una volta, capire se sono io che devo sempre andare contro corrente, anche contro me stessa o contro chi credo mi rappresenti (e cioé le persone ieri a Roma), o se siamo proprio noi, in Italia, mafiosi confusi, “lascia fare” buonisti, tanto pe’ campa’.
Perché dico così? Intanto la rabbia che ho dentro, appunto, contro me stessa. Non ho saputo saltare addosso a questi pezzi di..guastatori che erano al corteo, come ha fatto una ragazza di una trentina d’anni: è andata incontro ad uno che era una montagna, un grassone alto con una stecca da biliardo, tutto nero. Insieme ad altri tre se ne andavano giù, da Via Cavour, verso le 17, a volto scoperto, indisturbati.
E noi che facciamo? Un tipo del servizio d’ordine, in rosso, non ricordo di quale “schieramento”, blocca la ragazza (e fa bene, perché il grassone colosso le stava per dare una steccata in faccia) e non dice niente a questi tre bamboccioni, in giro tranquilli, visibili, sul marciapiede, davanti alla polizia e al servizio d’ordine. Eppure siete in tanti, siete un gruppo di cinque lì al serivizo d’ordine e più in là c’è la polizia..non si può prenderli e portarli in bocca ai blindi? Non so, io sono sopra, guardo dall’alto, da troppo lontano..rimango appesa al muretto, a bocca aperta.
Voglio credere che non ci siamo organizzati, che non ci siamo coordinati. Voglio credere che, come sempre, siamo disuniti, senza un gruppo leader, senza una vera voce resistente alla quale credere. Ma devo credere anche a quello che ho visto.
Una grande giornalista, Anna Politkovskaja- alla quale non ho la minima pretesa di accostarmi ma posso tentare di prendere ad esempio – diceva che il giornalista osserva e riporta fedelmente, senza prendere posizione. Quando le veniva chiesto, diceva che non è possibile, in certi casi, prendere una posizione. Certo, come si fa a prendere una posizione? Sono con quei giovani, dai 20 ai 30 anni, che vedo alla Stazione Termini, h14, con birre e superalcolici in mano? Sono con chi, per tutto il percorso vedo e sento fumare canne? O sono con chi invia solo un mezzo dei pompieri, quando ci sono almeno 3 auto in fiamme in due punti distanti di Via Cavour, con tutti noi che ci passiamo davanti? O con la polizia che si vede sfilare davanti teppisti con armi in mano, a viso scoperto, e non interviene?
Ma io non sono con la polizia. Sono qui con voi, con me stessa, o meglio: sono con noi stessi (che per me è uguale a io/noi, la stessa entità). E allora mi chiedo, ci chiedo: siamo qui sul serio, o per scherzo? Stiamo facendo politica o stiamo facendo casino? “Sì, cioè io, vedo gente faccio cose..”, siamo rimasti così?
Dal camion dei COBAS (era quello? Forse no, ma era un bel gran camion lungo) spillano birra. Tutto ben assestato, preparato, come in un pub. E va bene, che forza! UNA FESTA!
Ma siamo qui per cosa? A fare cosa? Non è assurdo che si pensi a bere, si organizzi un servizio birra e NON UN SERVIZIO D’ORDINE PER ALLONTANARE quei 300 GUASTATORI?
No, il camion dei COBAS (stavolta sono sicura) non riesce nemmeno ad accettare la nostra proposta: raccogliere 1 euro per le auto bruciate. Macché, manco lo dicono.
Così come le condanne ai violenti, uscite dall’altoparlante del camion dei Cobas, vengono dal basso, ma dal basso sul serio: da DUE DONNE (significativo) in strada. Prima, durante le auto in fiamme a Via Cavour h.15 e poi davanti al Colosseo, h. 16.30 circa.
Significativo, sì, le donne. Non ce n’è una in mezzo a quei poveracci. Poveracci, sì. Il Manifesto di oggi ne ha intervistato uno, di origine polacca. Dice che è lì, arrivato con la sua famiglia tempo fa, senza lavoro, senza futuro, senza speranze. E sì, ma certo, sono cresciuti con questo potere, con questa leadership, con questa scuola martoriata, mandata alla malora. Si posson capire, si posson “giustificare” ma non quando questo significa continuare ad ignorarli come abbiamo fatto ieri. E’ certo però che ne dobbiamo parlare (ma poco, eh? Non sempre e solo parlare si deve).
Io, intanto, vi posso dire questo: fra i migranti e rifugiati che conosco e ho conosciuto in 10 anni di lavoro e volontariato, non c’è uno dei loro figli che userebbe tanta violenza; piuttosto il contrario: sono spesso loro, a scuola, ad insegnare ai nostri l’educazione.
Ma anche fosse. Ok, c’è gente disperata, c’è gente infiltrata: un centinaio, o trecento guastatori scelti – e non migliaia, come dice al TG3 linea notte ieri la nostra grande informatrice di sinistra, nonché direttrice del TG3, Bianca Berlinguer – alcuni veramente più che organizzati. Li ho visti con i miei occhi schierati, in riga, tutti uniti, come il reparto celere. Ma noi, che siamo almeno 200 mila, penso anche 300 mila da quel che vedo, dico noi, perché siamo così timidi? Perché siamo lì a guardare? Perché il serivizo d’ordine dei vari gruppi, soprattutto sindacati, non li prende e non li sbatte fuori? Non li incapretta, non li consegna alla polizia? Perché vedo solo signori, 60enni, contro questo fascio di poveracci? Uno avrà fatto almeno 1 chilometro appresso ad un giovane ragazzo incappucciato, a viso scoperto: gli urlava contro, gli saltava intorno, come un bambino che vuole il gelato e non sente ragioni. Era arrabbiato nero, era la sua lotta, la sua gente, la sua manifestazione..che spettacolo! Era quella rabbia nostra, che ora è mia.
E quell’altro, quel guastatore, non poteva fare nulla se non far finta di attaccare il signore e poi finire per svignarsela (perché soli sono dei codardi DOP), a passo svelto, per raggiungere quel corteo, centrale, davanti al colosseo: dei bei caschi scintillanti e lucidati, tutti neri, un gruppo folto, almeno 30 forse 50 o più, in mezzo a noi.
Ma noi lì intorno, siamo rimasti a guardare. Quelli sopra – più coraggisosi dalla balconata che dà sui fori imperiali sopra la metro Colosseo – ad urlare “FUORI, ANDATE VIA!” e quelli sotto, quelli con i caschi scintillanti, a lanciare cose di ogni genere.
Noi sotto, accanto a loro, noi Cobas, noi sindacati, noi giovani indignati, noi 40enni incazzati, che cosa abbiamo fatto? Perché una ragazza, due donne e un sessantenne sono intervenuti? Perché noi fra i 20 e i 60 anni, no? Perché i nostri applausi alla donna dei Cobas, dal basso, sotto il camion, che urlava contro queste teste di casco, non sono durati a lungo, non sono stati scroscianti, sonori, schioccanti? Perché non c’è stato un gruppo di noi a reagire con la forza, la forza di chi deve difendere e proteggere un’idea, anzi no, un ideale?
Perché non c’è un’idea, non c’è un ideale. Non c’è una vera lotta di gruppo ma gruppi isolati di lotta. Tutti frammentati, divisi. Molti consenzienti. Molti che dicono che i caschi sono normali, si va lì per proteggersi, non si sa mai che la polizia attacchi, come è già stato previsto. Previsto? Io non lo avevo previsto e se è previsto, come mai non ci siamo organizzati?
Molti altri ancora te lo spiegano con i paroloni e i discorsi alla Bertinotti. Ieri, dov’era? Se l’è data data a gambe, come molti altri politici, quando, poco prima che partisse il corteo, sono stati avvisati del pericolo e hanno pensato bene di svignarsela. E poi Berti, ci parli di rivolta, dei giovani che si devono rivoltare?! Forse voleva dire vomitare, rimettere, come veniva a me ieri sera e anche ora.
Che i politici d’Italia ci facciano rivoltare, sì, questo è vero. Di conseguenza, è questa la sensazione che si prova ogni volta che si agisce e non cambia nulla, ogni volta che ci prendiamo in giro da soli – non ci bastano tutti quelli che già sappiamo ci prenderanno per il culo, o gli altri che ci prendono a mazzate anche se non c’entriamo niente – ogni volta che sentiamo i nostri, i “noi stessi” che ammiriamo, parlare con parole che solo loro capiranno (Wu Ming, fateci capì!); o altri come noi, parte di noi, lanciare slogan dai camion mentre bevono e ballano alla musica che rompe i timpani. Ogni volta che una manifestazione corale, forse la più grande del mondo, non arriva a fare meta.
Non so, magari emigrando troverò lo stesso sconquasso. Forse sono una codarda, ipercritica, che non capisce nulla, che non ha precedenti di lotta storica. Eppure sono stata, sono nata – tardi, sì- nelle associazioni, e ci sono cresciuta politicamente. Ora mi sono stufata delle parole, anche delle parole dei buoni, di noi buoni.
O forse sarà che sono abituata a confrontarmi con altre genti, altri popoli, altri credo, altri ideali. A leggere e sentir parlare altri mondi: sono abituata ai kurdi, al loro modo di fare politica. A gente che va in piazza e rischia la vita, a gente che non può parlare la propria lingua. A gente ‘di certa guerriglia’ che se bevi sei fuori, se usi droga prima ti spezzavano le mani, ora ti tolgono la metà dei soldi che fai e la danno al movimento. Senza contare la regola per cui, per ogni uomo leader, deve esserci una co-leader donna (e viceversa).
O forse sono solo indignata, veramente stanca. Forse sono rigida, precisa, puntuale, organizzata. Forse credo al rigore morale, alla disciplina, all’autodeterminazione. Non importa, non scrivo per autoanalizzarmi e non sono qui a dire “mi arrendo”, anzi: voglio andare avanti, voglio andare fuori, voglio sentire altre cose, toccare con mano, vedere se ci sono tipe come me.
Mi ritiro da questa lotta, sì. Lascio le associazioni di sinistra (molte senza una vera rappresentanza femminile), i gruppi, i cortei-ma non le manifestazioni- e mi affianco sempre più alle donne, alle donne italiane; sì, a loro mi voglio allineare. Qualcuna di noi, su twitter (quante voci lì. In soli 140 caratteri come fa la gente ad essere così superficiale? Anche questo è segno di una mancanza, di un movimento “magro”) ha detto qualcosa come: “diciamolo che i BlacK erano tutti uomini, pieni di testosterone”. Non riesco a riportare fedelmente tutte le sue parole, non le ricordo, ma credo sia importante il concetto: non c’erano donne in mezzo ai 300 BACK (chiamiamoli BACK= arretrati) ma c’erano a urlargli contro, a saltargli addosso.
Me la voglio ricordare così la giornata di ieri.
*Ovviamente, la mia, è solo una ricostruzione parziale dei fatti, quelli che ho potuto vedere con i miei occhi. Invito a visitare altri siti, ad ascoltare tutte le esperienze.
C’è, ad esempio, chi racconta che erano tante le donne resistenti, che hanno affrontato le cariche e gli idranti..e questa è ancora un’altra storia.
La vicenda e l’analisi è talmente complessa che, dopo lo “sfogo”, si deve necessariamente passare a vedere la realtà così com’è (come commenta Roberta qui): c’è un livello di ingiustizia sociale talmente alto che se si continuerà a ignorare, la manifestazione del 15 Ott sarà da considerare un antipasto. Allo stesso tempo, dovremo farci carico responsabilmente – finché decidiamo di starci in mezzo, di vivere in questo paese – di lotte e azioni – con scopi e obiettivi dichiarati e coerenti – che alcune persone hanno tentato di portare avanti.
Eccomi. Io ci sono.
E meno male! Vi ringrazio, proprio tanto, Monica, Emanuela..
Ci sono anch’io.
ci sono anch’io!
Ciao Marta! Sto tornando al sereno..grazie a voi 🙂
Come ti capisco 🙂
Rabbia e tristezza… non impediscono però la capacità e tutta la voglia – dentro e fuori – di reagire!
Fa rabbia vedere come circa trecento teste di cavolo possano rovinare una manifestazione cominciata così bene, in nome d’ideali così importanti. Fa rabbia vedere che nessuno ha fatto nulla per fermare le suddette teste. E soprattutto.. fa rabbia vedere che c’è stato qualcuno che ha anche avuto il coraggio (in rete soprattutto) di giustificare quelle teste ed innalzarli quasi a simbolo ( frasi del tipo “è questo governo che suscita rabbia e loro sono stati abbastanza coraggiosi da lottare! ce ne fossero stati più di 300 avremmo avuto già un risultato!”) Ecco di cosa indignarsi: la violenza, qualsiasi tipo di violenza e specialmente quella gratuita, non può e non dovrebbe mai esser giustificata!
Complimenti per il tuo post e per quello in esso espresso.
Mi ritrovo molto in quello che dici. Io sono una di quelle cresciute in ambiente “associativo” e sono anche una di quelle che ieri ha vissuto il 15 ottobre all’estero, ma ti assicuro, non c’è stato un momento in cui non pensassi a Roma e in cui non avrei voluto essere con voi, a prescindere da quello che è successo.
Molto spesso le cose non vanno come dovrebbero, c’è e ci sarà sempre gente che rema contro, gente che insozza, gente che presta molta più attenzione al modo in cui ci facciamo sentire che al perché, gente che continua a ignorare il malessere e il dolore di tante vite spezzate, mentre una minoranza naviga nella ricchezza e nella cupidigia più rivoltanti, ma non possiamo farci fermare.
Ognuno di noi ha le sue colpe, l’essere umano non è innocente, non è perfetto, sbagliano anche e soprattutto “i buoni”, ma questo non deve essere un precedente o una giustificazione per vanificare tutto quello che di positivo possiamo fare o abbiamo fatto.
Probabilmente ieri non avremo fatto passi avanti, ma adesso più che mai non dobbiamo retrocedere: siamo un argine e dobbiamo impedire che tutto ciò che c’è di ingiusto e sbagliato in questo mondo continui a dilagare indisturbato, fino a prendersi anche le nostre coscienze e la nostra forza di volontà, costi quel che costi.
Un abbraccio solidale, perché capisco bene la rabbia, l’amarezza, a cui aggiungo la mia, per quello che è successo e per essere costretta (perché in fondo, non è stata una scelta del tutto libera, ma dettata anche dalla necessità e dalla speranza di costruirmi un futuro) a vivere lontano dal paese che, nonostante tutto, amo.
E ci aggiungo anche il senso di colpa, perché ogni momento della manifestazione a cui ho partecipato a Madrid, il mio cuore era con voi ed era con voi che sentivo di dover essere. Come lo sento oggi.
Forse è vero, un periodo all’estero è quello che ci vuole, ti fa crescere, ti apre la mente, ma io spero sempre di tornare un giorno e se anche non riusciremo a cambiare molto, faremo sempre di tutto per non dargliela vinta così facilmente.
Coraggio!
Vi proponiamo una riflessione in tema http://donne-e-basta.blogspot.com/2011/10/15-ottobre-roma-il-giorno-dopo.html
Grazie della tua riflessione così calda ed emozionante. Anch’io ci sono e sempre più convinta che questo mondo di uomini, da qualsiasi parte lo si guardi sia fallito. UN abbraccio. AuraF72
Condivido la tua rabbia. Nonostante questo non ho mai preso parte ad alcun genere di manifestazione in Italia proprio perché ho la convinzione che non vadano mai da nessuna parte. Venite strumentalizzati da tutti. Ieri ascoltavo le interviste a La Sette di alcuni partecipanti – “non accettiamo la realtà così com’è?” – “vogliamo una democrazia reale, orizzontale”- “vogliamo un’assemblea permanente”. Ideali, principi di cui vi imbevono in questi “ambienti associativi” ma che non portano da nessuna parte. I ragazzi non volevano un leader perché “ciascuno è leader di se stesso”. Molto bello, molto new age… ma assolutamente inutile. Anche se in Italia ci fosse qualcuno che mostrasse l’interesse per dialogare con questa protesta, sarebbe impossibile. Fino a che non finirà l’era dell’immaturo idealismo e dell’idea di manifestazione come “facciamoci sentire, facciamo casino, noi siamo qui” rimarrete una massa indistinta, incoerente, oserei dire tristemente inutile.
(h)ATE? -ete,-ite. Che ti devo dire. Siamo.
E cosa vuole dire la tua risposta? E’ di difficile interpretazione. “Siamo” e basta? E’ sufficiente quello?
Quando leggo commenti di persone come te, Giancarlo, penso che hanno ragione le persone che dicono che è meglio non fare autocritica in certi momenti caldi e delicati..perché c’è sempre chi, come te, ci specula su e non riesce nemmeno a capire, ad ammirare, la spinta autocritica, la ragionevolezza dell’interrogarsi. Gente come te, probabilmente, fa tutto bene, ha sempre ragione. Ha idee chiare, in tutto. Che ti devo dire. La tua è rabbia, odio, per chi come noi si interroga sempre? O solo voglia di distaccarti con un VOI? Non so, non ho tempo di preoccuparmene. Il tuo commento l’ho incluso perché credo nella pluralità, ed è già abbastanza.
“persone come te”. Complimenti per la tua capacità di capire e conoscere le persone. Continua così. Neppure a me, a questo punto, interessa il confronto.
“rimarrete una massa indistinta, incoerente, oserei dire tristemente inutile.”
Tu parli di “persona”. Io parlo di “massa”. Non delle persone che la compongono, non degli individui. Probabilmente la maggior parte di quella massa è comporta da persone e individui che meritano rispetto e con sani principi e convinzioni. Ma la “massa” (che ripeto è un elemento ben distinto) può essere inutile in questo modo. Ma non so se riesci ad afferrare queste differenze concettuali.
“Ma non so se riesci ad afferrare queste differenze concettuali.”
Oh, e poi basta eh!? Se ti vuoi divertire a insultare, ci si vede ‘a parte’.
Mi piacerebbe il confronto. Ma la vedo molto dura. E quindi, come giustamente hai detto tu, finiamola qui. Buona continuazione.
bellissimo il tuo post, pieno di rabbia e in fondo anche di amore, o quantomeno di passione.
le uniche parole che scrivo in queste ore, le lascio qui, perchè non ho saputo resistere.
però penso che sia il momento di ascoltare. ascoltare anche quello che non ci piace e che non vorremmo sentire.
per esempio quello che si dice nei commenti su giap (che non è vero che non si capisce…) e anche altrove in rete.
per esempio quello che hanno riportato i cronisti di radio popolare a caldo ieri e negli editoriali di oggi.
e cioè che esiste una parte della popolazione che non è black block e che crede nella violenza come unico modo rimasto per mettere in scena la protesta.
non facciamo finta che non esistano, non fingiamo che il mondo sia diviso fra buoni e cattivi, non lasciamo che prendano altre strade fingendo di non vederli.
ora che sono madre sulla soglia dei 40 anni ne incrocio di meno, ma fino a 4 o 5 anni fa mi è capitato molto più di una volta di sentire persone che sostenevano che bisognava tornare alle pallottole.
allora ancora mi sembravano solo dei folli, ma se i folli diventano tanti, la follia può diventare realtà. è già successo.
e poi, le donne… credo che ci siano anche loro. non fra i black block forse, non ne ho idea ma mi viene da escluderlo. ma in chi crede nella violenza come protesta ci sono eccome.
ieri leggevo alcuni leziosi twitt con hashtag #NPdonne mentre qui si svolgeva un pezzetto di storia e pensavo: ma possibile? ho letto i twitt di oggi e ho capito: possibile! totale scollamento dalla realtà.
non pensiamo sempre di essere migliori, è pericolosissimo! e poi, anche se così fosse, anche se lo fossimo, una volta ricevuti i complimenti, cosa avremmo ottenuto?
scusa se ho usato il tuo spazio per condividere i miei pensieri.
No Roberta. Hai fatto bene.
Innanzitutto #Npdonne sono qua, molti dei commenti che leggi sopra sono loro. E così come ieri erano con noi, anche alcune di loro chiamate ad intervenire a NDdonne, che mi hanno chiesto di twittare dalla manifestazione per informarle. Ed erano a NPdonne per tutti, uomini e donne, e non credo affatto fossero scollate, almeno non quelle che “frequento” io sul web.
Ecco, siamo noi, donne, e anche uomini. Punto sulle donne solo perché credo che, per ora, in Italia, siamo ancora la forza più credibile, che ha più energia per combattere. Combattere sul serio. Questo sì.
Ho sentito come te, anche donne che si ritengono soddisfatte della violenza di ieri. Una sola, a dire il vero. Sì, ho sentito. Ok. Ho sentito che alcune di loro, e alcuni di loro, dicono di essere stati aggrediti. E ci credo. Ma la ricostruzione dei fatti non è chiara. Loro sono stati aggrediti prima che divampassero gli incendi alle macchine? E cmq, non è importante, mentre lo è, per avere il quadro completo della situazione mettere qui il commento dei NOTAV..forse un po’ sibillino ma di certo parla di fatti che io non ho visto e per questo non ho potuto riportare: http://www.notav.info/news/video-dello-spezzone-no-tav-a-roma-1510/.
I Wu Ming? Sì, ho letto i loro commenti, e quelli degli altri nel loro blog. Non tutti, ma uno in particolare di Wu Ming 2 non l’ho proprio capito. Spesso parlano “alto” e non mi pare giusto in questi momenti quando stiamo parlando “insieme”. Non sto condannando i Wu Ming, li ammiro, anch’io scrivo e mi piace la letteratura. Dico solo che se ci stiamo confrontando sul web, “tutti insieme”, si deve parlare a tutti.
Anch’io sai, forsemisbaglio..me lo chiedo sempre. Ancora ne sono convinta. Per questo con il mio post, ho tentato di riportare i fatti che ho visto, dire quello che penso. Dire che mi allineo alle donne, al movimento del 13 feb, a quelle che di quel movimento hanno saputo cogliere le istanze miglior – anche lì, autocriticandosi e andando oltre (e non alle politiche che hanno cercato di specularci su) – è in linea con le mie idee, con i miei credo. Le donne ora in Italia sono una risorsa, così come in ogni luogo in cui le persone non hanno avuto mai voce o poca. In questo credo, nelle persone che si rialzano. Credo che siamo nel paese più maschilista d’Europa, e non solo. Non lo credo io, lo dicono diverse ricerche. Purtroppo qui stiamo messe così. Magari in un altro paese, dove le donne hanno guadagnato “parità” sono ora peggio degli uomini. un’amica che ieri era a NPdonne, diceva che la violenza di ieri non è solo “naturalmente” maschile. Riportava delle statistiche in UK: il numero di ragazze violente è in continuo aumento.
Per questo, so che non possa parlare per e di TUTTE le donne ma potrei parlare di modelli maschili..solo che per ora meglio non stare qui a sciorinare tanti già detto, la mia risposta inizia ad essere più che lunga.
E sulla violenza? In parte anche io sono per la violenza, anzi no, sono per la lotta e la resistenza. Ma non quella che io ho visto ieri.
in primo luogo grazie per aver risposto. e grazie anche per il link notav.
poi solo un paio di osservazioni, solo per non venire fraintesa da te, che mi dispiacerebbe molto.
su NPdonne non dico oltre, che non è mia intenzione fare alcuna polemica. e poi davvero forsemisbaglio.
su wuming non mi era sembrato che tu li condannassi. volevo solo sottolineare il fatto che lì si era innescato un dialogo molto interessante. forse loro parlano alto a volte e forse sono un po’ compiaciuti nel farlo, ma è un po’ la loro cifra stilistica, quello che importa è la sostanza.
almeno per me che in rete cerco idee e punti di vista che mi aprano la testa e mi facciano pensare. come hai fatto tu.
non sono per la violenza. mai. certo da quando sono adulta e consapevole non mi sono mai trovata in situazioni estreme, dove è difficile prevedere le proprie reazioni. ma almeno a livello teorico rifiuto la violenza, soprattutto come strumento di confronto.
quello che ci tenevo a dire nel mio commento e che forse non sono riuscita ad esprimere con sufficiente forza è: non facciamo finta di non vedere!
quelle persone (i violenti non black bloc, intendo) esistono, ci sono. sbagliamo se non ci facciamo i conti. da ieri non possiamo più ignorare la loro rabbia.
non so se ti è capitato di leggere “un contadino nella metropoli” di prospero gallinari. ieri, dopo un pomeriggio incollata alla radio, ne ho riletto alcune pagine e… non so… non vorrei che la storia ripetesse se stessa.
Ho capito Roberta, concordo. La situazione è critica, lo sappiamo da un po’..aspettavo la fine dell’estate per capire dove si andava. Forse in molti lo sentivamo. Ora, che fare con questi,non i trecento ma i..mila (che poi aveva ragione la Bianca)? Che fare con noi? Per natura io,invece,sono aggraaica,soprattutto quando vedo e sento odore di ingiustizia. Forse è questo che molti hanno fatto così ieri: non abbiamo reagito perché non erano del tutto contro. Sarà che a me l’ingiustizia mi sembra tutta,dall’auto bruciata,alla tattica sopraffina che ieri ha usato la polizia per colpire il movimento.
E quindi, le parole che non volevo dire, i fatti che volevo fare, quali sono? Suggeritemeli voi, io ho preso alcune ragioni per strada. Più che altro, serve un’analisi allargata, alle ragioni e testimonianze di tutti. Poi però, se qualcuno non risponde, e forse non possiamo farlo noi,la cosa degenererà molto presto, prestissimo.
era bello pieno di donne a far scontri a san giovanni.
di sicuro non a spaccare bancomat, ma a resistere alle cariche dei blindati erano tante
Se è così, mi sarebbe piaciuto esserci. Forse non avrei scritto questo post,o forse l’avrei integrato con una testimonianza come la tua. So come scrivi e mi piace. Spero dirai la tua,se non l’hai già fatto.
..però boh..appena visto servizio tg3..c’era bisogno perché di dar fuoco? Resistere alle cariche,pure,non era meglio andar via tutti,lasciare soli i vandali e far danni e noi a far casino da in’altra? Non so,mi sfugge questa sottile linea che mi divide dalla resistenza e dall’esistenza,o dalla lotta e dalla rivolta. Non so, forse non ci credo alle lotte senza obiettivi precisi,al sacrificio di tutti per le ragioni,non condivise,di alcuni.
Difficile,davveri,capire la situazione e fare in’analisi obiettiva. Quasi mi pento di averci provato: forse meglio il silenzio. O forse no.
No. Non c’è silenzio che tenga. Bisogna solo recuperare le energie. Andiamo a caricare le batterie…sogni d’oro a tutte e tutti 🙂
Io a Roma non c’ero, sono indignata? Si’ da tempo, ma non condivido tante cose della manifestazione, che per sua natura deve semplificare. Credo pero’ nel diritto dell’andare in piazza, anche se non ne dovessi condividere per nulla il messaggio.
Penso che sia da tempo arrivato il tempo di agire, ma in questo noi dimostriamo la nostra codardia che hai cosi’ bene descritto in piazza. E basta con questa “festa continua”, ma cosa c’e’ mai da festeggiare?
@giancarlo, che pena! Questo vomitarsi addosso parole concettuose che stupiscono l’ignorante (inteso come colui che ignora) al solo scopo di nascondere l’assoluta mancanza di contenuti. Impariamo dagli anglosassoni, niente Adamo ed Eva, niente storia della nostra vista, preambolo e inutili specificazioni, pane al pane e vino al vino, parla per essere compreso e non per affabulare. Quando la sinistra avra’ appreso questo banale concetto avremo fatto un grande passo avanti.
Silvia, stamattina ho letto un tuo tweet in cui dicevi che probabilmente con questo post eri stata fraintesa. Ci fai capire per favore qui, in quello che è il tuo spazio, e senza il limite dei 140 caratteri, cosa intendevi esattamente?
Ti abbraccio
Buongiorno Stefania,
Intendevo dire che è semplice essere fraintesa perché la verità, dove c’è violenza e ingiustizia, non viene mai del tutto fuori.
Ho tentato di aggiungere considerazioni sulla lotta e sulla resistenza, pratiche che per me sono valide se organizzate e correnti.
Ho aggiornato il post con i contributi di altri Blog,soprattutto i notav, che parlano di fatti ai quali non ho assistito. E i Wu ming che stanno dando spazio ad in ampio dibattito.
A volte è meglio fare silenzio e riflettete,forse è quello che farò oggi..anche perché non avrò tempo di scrivere. Ma,come dice Roberta qui nei commenti,la situazione è grave,per alcuni al limite della sopportazione. Certo,non siamo noi a poterla risolvere,ma capire a fondo le dinamiche di ieri,cercando di sentire tuttti e non demonizzare nessuno,sembra l’unica strada possibile.
Vedi anche testimonianza di manuela.
Cara Silvia, come vedi ho seguito il tuo consiglio di leggere l’articolo nella “casa madre”. Il mio parere però non cambia, credo che alcune parole scritte da te siano sbagliate, credo sia sbagliato in generale parlare di uomini o donne anzichè di persone, poichè se il paese o la società sono messi male è colpa di uomini e donne in parte uguale. Tra l’altro nelle fila dei black bloc c’erano anche delle ragazze, come tutti hanno visto dagli arresti avvenuti oggi, ma il punto non è nemmeno quello.
No, infatti, il punto non è quello.
Ripeto: secondo me ora il cambiamento viene dalle donne, soprattutto. Questo non c’entra con quello che dicevo nell’articolo sulla MIA personale scelta di seguire le donne, come non ho mai fatto. Sono cresciuta giocando a calcio con i miei dirimpettai, tutti maschi. Ho continuato in una classe di ragazze per 5 anni e non vedevo l’ora di uscire per fare le “pinne” con i miei amici di quartiere (tutti maschi). Ho continuato nell’adolescenza con amici del paesello, un gruppo di 20, per lo più agricoltori, dato che le donne a quel paesello non potevano uscire la sera.
Mannaggia, t’ho fatto la storia della mia vita, però la conclusione è quella, ed è tutta mia, unita al fatto che in Italia sto vedendo il cambiamento soprattutto nelle donne, per i motivi spiegati sotto.
Non voglio dividere nessuno e anzi, io sto continuando a parlare con tutti e con tutti i mezzi che posso usare, qui, twitter e altro. Come vedi, sono qui con te, anche dal lavoro. Mi spiace infatti non poter raccogliere idee più chiare per spiegati. Ora devo andare..
Pardon, nelle fila dei tipi (non black e manco blok) che ho visto io, con i miei occhi..non mi risulta – almeno non mi risulta fossero fra gli incendiari e a spaccar vetrine. Poi, lo dico anche sopra che ci sono state donne e ragazze “resistenti”.
Per dirtela con le parole di Abdullah Ocalan, non c’è vera democrazia né vera libertà in un paese dove donne e uomini non sono uguali. Quindi, dato che da statistiche internazionali siamo il paese più maschilista in Europa, se permetti, mi fido meno degli uomini, o cmq, del sistema della casta e del sistema politico che USA le donne e le getta, nei video, nei festini, ecc. E non considera né dà spazio alle donne che vorrebbero essere al centro della vita sociale e politica, ma anzi, le emargina.
Il discorso è lungo, appunto. Se devo lottare per qualcosa in Italia voglio lottare per la parità, per la democrazia, per la giustizia sociale (assieme e a fianco degli uomini che capiscono e si rendono conto di questo) e come dice Ocalan…
Però Silvia, ammetti o no di aver scritto un’inesattezza? In mezzo a chi faceva i casini c’era anche una minoranza di donne, infatti due ragazze sono state arrestate. Poi tu non le avevi viste, ok…però è un’inesattezza o no? Inoltre, io aggiungo che il vero male, secondo il mio modesto parere, è radicato nella società, in uomini e donne, tutti. Nella politica italiana c’è tanto marciume…ed è vero che gli esponenti politici in gran parte sono uomini, ma anche le donne che stanno in politica sono tali e quali. Quindi non sono d’accordo sul fatto di fidarsi di più o di meno degli uomini o delle donne. Mi dispiace, è una cosa che non condividerò mai…
Caro Colombo,
Prima di tutto io non ho scritto un articolo di cronaca giornalistica ma un commento del tutto personale a quello che ho visto sabato..fatti dei quali sono stata testimone e che ho tentato di riportare piuttosto fedelmente. Il commento, la Passione, La rabbia,sono tutte mie cose..E si vede,e si sente.
In più,sono convinta,non ne ho le fonti,che fra i devastatori (e quelli solamente condanno e combatto,cioè incendi e vetrine)non c’erano donne. Ma anche su questo, mi pare stiamo facendo un botta e risposta sterile..che non aiuta né a capire, né a crescere. Non ho dati,quindi se vuoi,posso dire senza problemi che forse c’erano ragazze o donne.
In tutti c’è Il male,siamo tutti corrotti,ecc. Ma anche qui,ribadisco e ripeto, io faccio la mia scelta, una scelta a questa età e in questo momento storico, della vita politica del paese e della mia vita personale: piuttosto che scegliere un partito o un’associazione,scelgo me stessa e quindi le donne.
In generale se devo fare una battaglia,la faccio per quelli che hanno meno voce e meno potere,da sempre. Da lì,dal basso,si arriva poi a tutti;garantendo i più deboli,sono automaticamente garantiti i diritti di tutti.
Ognuno fa le sue scelte e la pensa come vuole,per cui rimaniamo così,senza che nessuno si debba dispiacere perché la pensa in modo diverso. Ci mancherebbe.
..che poi,giusto,sbagliato,vero,non vero,fai male,fai bene..evitiamo di giudicare e forse ci potremo capire meglio, noi uomini, noi donne,noi esseri umani.
Mi scuserai se non continuerò il dibattito, sto cercando di ritirarmi in po’.
Buon proseguimento
P.S. dimenticavo, bisognerebbe puntualizzare che quelle donne di cui parli tu nel commento sopra SI FANNO buttare nei festini, nei video ecc. La colpa è del sistema, ma anche loro, quindi sono parte integrante del sistema anche loro. Cmq credimi Silvia, non avrei mai voluto entrare in questo dibattito, piuttosto riterrei giusto (mio umile parere) che tu ammettessi di aver scritto un’inesattezza quando hai scritto che tra i violenti non vi erano donne.
Cara Silvia, replico da qui al tuo commento che segue sotto (non so xchè in quell’altro non mi appare il link x replicare). Che sia cronaca o meno, che sia una riflessione o meno, NON è vero che tra i violenti non ci fossero donne. Questo è il punto. Poi se tu vuoi restar convinta del contrario non so che dirti, ma mi sembra un pensiero ostinato, fatto un po’ coi paraocchi”.
Sul “rimaniamo così”, sull'”ognuno ha le sue idee” ecc. ecc. sono d’accordo con te, come vedi infatti ti sto scrivendo con tono sereno, ci mancherebbe.
Però, come hai detto tu prima “il discorso è molto lungo”, se vorrai lo faremo con calma, magari su facebook, quando e se ti andrà. Però permettimi di dire una cosa che ritengo molto molto importante: a me, da uomo (ma preferisco dire da ragazzo, ho 28 anni:-)), fa male leggere queste parole: “piuttosto che scegliere un partito o un’associazione,scelgo me stessa e quindi le donne”. Ma allora scusa, io per scegliere me stesso cosa dovrei scegliere, “gli uomini”? Eh no…non penso proprio, questo sarebbe uomini di qua, donne di là, ed è quello che ripudio fin da piccolo, capisci? Io scelgo di seguire chi penso possa rappresentarmi, ma questo non potrà mai dipendere dal sesso. Ciò che si vuole “scegliere”, “seguire”, o “sostenere”, non può dipendere dal sesso Silvia, ti invito a rifletterci.
Sia chiaro, che le tue parole mi fanno male te lo sto dicendo sì francamente, ma senza nessun rancore. Chi mi conosce lo sa, sono fatto così…quando qualcuno dice una cosa che secondo me non è giusta, se ne ho la possibilità glielo devo dire, ma ciò non significa che ce l’ho con quella persona.
Carissimo,
Apprezzo molto il tuo modo di fare, di essere e di porti. Mi piace, forse perché anche io tendo sempre a confrontarmi fino alla fine,senza tenermi niente dentro. Sono diretta e a volte faccio male alle persone con il mio modo,soprattutto a quelle che non vogliono sentire la mia verità.
Continuare il confronto è d’obbligo ma sembra anche che la ns discussione diventi sterile: io ripeto e sottolineo il mio personale punto di vista e ribadisco la mia volontà di oggi,la strada che voglio.percorrere e tu,ostinato come me,continui a dirmi che è sbagliato.
Una scelta non è mai giusta o sbagliata ma la propria scelta lo è sempre. Quindi,consentìmi di fare la mia strada.
Qui,sul web,e in generale con le parole,il sentire e sempre troppo riduttivo: scelgo me e quindi le donne suona assurdo,è vero,ma fa parte di una crescita personale e politica che voglio percorrere..scegliere gli uomini è più semplice..siete ovunque! Compagni di vita,figli,governanti,capi,ecc.
Battersi per la parità dei sessi,come fanno tanti uomini-vedi maschile plurale-invece, non lo è affatto.
Anzi,mi sembra che la ns contrapposizione,nonostante sia pacifica,dimostri ancora una volta che lo spirito con il quale si affrontano certe questioni è quello del voler a tutti i costi imporre la propria visione della vita e non altre,più “femminili”. Insomma, in altro modo di imporsi come uomo.
Lo so,mi spingo troppo in là,soprattutto con uno.come te,già so come reagirai! 😉
Ma, nonostante sia una quarantenne,ho lo spirito di una bimba e invece di lasciarti andare,insisto.;)
Però,tu,cerca di rispettare il mio punto di vista e non voler sempre importi come uomo: io rispetto il tuo ma tu non puoi pretendere che cambi la mia vita per far piacere alle tir idee,sarebbe come tradire me stesa. E per te vale la stesa cosa.
Nella vita mi piace iniziare e finire tutte le cose,ora sono al capitolo donne e non credo lo lascerò,almeno finché non ci sarà parità..e La vedo dura!
Anche io non ce l’ho con te,anzi,per come sono fatta,già mi sono affezionata 🙂 quindi,piacere e speriamo di continuare con il ns dibattito,in maniera costruttiva (vediti il sito di maschile plurale,se non conosci già,poi mi dici..su Facbook mi puoi aggiungere se ti va).
P.s. delle ragazze,RIPETO: a sfasciare vetrine e macchine,non mi ristlta. Mi risulta a resistere alle cariche, a tirare Sanpietrini sì..per questo le hanno arrestate le due. Anche perché,da merulana In poi,sono stati caricati e molti hanno dovuto reagire. Cmq,cercherò di documentarmi meglio.
Oddio Silvia, ho tanta paura che non ci siamo proprio capiti. Io mai nella vita mi vorrò “imporre come uomo”, non stavo cercando di fare questo coi miei commenti..anzi, è proprio ciò che abborrisco e detesto.
Sul fatto di non tenersi niente dentro, devo riconoscere che a me il mestiere del “rompicoglioni polemico” riesce abbastanza bene 🙂 …però senza imporre niente, tantomeno solo xchè “uomo”.
Cmq non c’è dubbio che tu farai la tua strada, come è giusto, sono coscientissimo del fatto che qualsiasi cosa scrivo NON ti farò cambiare idea io, anche perchè è normale. Certo, tutti diciamo che non si deve giudicare..anche se poi tutti giudichiamo, diciamoci la verità. Chi non giudica i black bloc ad esempio? E’ la comunicazione…è lo scambio di idee. Ho provato ad esprimere il mio pensiero su quello che tu dicevi, ma senza nessuna velleità di farti cambiare idea. Probabilmente, partendo dal tema degli scontri avvenuti a Roma siamo arrivati a dibattere su altro.
Un saluto e in bocca al lupo
Ehi, in bocca al lupo anche a te..hai deciso di abbandonare la lotta solo perché non ci siamo capiti? E’ qui la festa, o no!? 🙂
Cmq, dai, scherzo: ti mando uno dei primi risultati della mia ricerca/inchiesta. A questo punto, mi devo proprio documentare. Su questo, poi, semmai, potrei ricredermi. Ma non ci credo! 😉
Ciao.
“La disoccupata. Ilaria Ciancamerla era a piazza san Giovanni in mezzo al gruppo di pacifisti giunti per primi sul prato, prima ancora dell’intero corteo. Quando sono arrivati gli incappucciati vestiti di nero ed è iniziata la battaglia ha cercato di correre via ma è finita nel mezzo della carica e l’hanno fermata. Questo ha raccontato alla mamma, alla sorella e all’avvocato andati a trovarla in carcere. Ha 21 anni, nessun precedente e nessun collegamento con collettivi. Non ha un lavoro, di suo ha un diploma di linguistico e il desiderio di iscriversi all’università. Si è messa a cercare un lavoro ma per il momento dà soltanto una mano dietro uno dei banchetti Unicef per raccogliere fondi per aiutare i bambini. Abita con la mamma e la sorella in un appartamento alla periferia di Roma. Il padre è andato via da molti anni. Ad aiutarli sono i nonni e gli zii, contadini abruzzesi.”
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/scontri-roma-arrestati-precari-ultra-987768/
E questo è fresco fresco di stampa (fra l’altro dell’unica donna che sapevo essere fra i “casinari” – e non fra i vandali!)
– http://www.agoravox.it/Black-Bloc-e-15-ottobre-Repubblica.html
Indignate? Per ora vince l’ambiguità
Mah…casinari, vandali, black bloc, incappucciati, quanta confusione. Cmq non è che voglio abbandonare la lotta, è che quello che volevo dire l’ho detto più volte…non posso continuare all’infinito a replicare, ad insistere, anche perchè ti annoieresti (penso) :-).
Piuttosto mi piacerebbe segnalare (ma mi hai provocato tu però :-)), un articolo del Fatto Quotidiano che ho trovato interessante, a mio avviso fa riflettere e lascia diversi interrogativi nella testa:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/18/buoni-o-cattivi-non-e-cosi-semplice/164593/
Tu probabilmente non sarai d’accordo, però consiglio di provare a leggerlo.
Un saluto,
Fabrizio (Colombo ovviamente è uno pseudonimo) 🙂
No, Fabrizio (molto ma molto più bello di Colombo), allora hai ragione tu..non ci siamo proprio capiti e soprattutto, mi sa che non hai letto i commenti al mio post, o almeno non tutti (e non ti posso biasimare..du palle!). Non hai capito, io non condanno nessuno e non sto dalla parte di nessuno. Anzi, sto cercando di dialogare con i cosidetti, anzi le cosidette “violente”.
Leggiti questo, che è simile al Fatto ma molto meglio – purtroppo, però, mancano sempre proposte CONCRETE dagli intellettuali in Italia. In USA scendono in piazza e finanziano il moviemento..anche questa fa capire tante cose.
http://looponline.info/index.php/component/content/article/644-mantra-del-sollevarsi-15-ottobre-e-dintorni#.Tp3sTls7S1E.facebook
Buona giornata, se sei a Roma, un po’ meno buona..
No vabbè..ho detto “probabilmente”…non ho detto sicuramente. Tutti i commenti, uno x uno, non li ho letti, però leggendo il post mi sembrava che condannassi i black bloc (i devastatori, i violenti, quello che è) e chi non gli è saltato addosso, invece in questo articolo c’è più titubanza (diciamo) nel condannare. Sul fatto che non ci siamo capiti non mi riferivo a questo, ma solo al fatto che tu credi che io mi voglia “imporre come uomo”, che invece è l’ultima cosa che vorrei/potrei fare.
Leggo solo ora cara. Grazie per avermi fatto vivere ciò che non ho potuto! E’ vero Silvia, mi hai fatto vivere delle emozioni quasi fossi stata presente, BRAVA! Baci